Ligne de faille
Giorgi, L. (2019). ‘U Sfinciuni. Wafer. Ravenna: Sensoinverso Edizioni, “Collana Extra” LINK PER L'ACQUISTO
Ecco qua una short
story alquanto inusuale, priva (ma non del tutto) di riferimenti al mondo
del mare, incentrata tuttavia su di un contesto conosciuto alla maggior parte
del popolo italiano: quello del terremoto di Macerata del 30 Ottobre 2016. Non
si può dunque in questo caso non notare un intreccio molto forte fra Storia e
storia personale del protagonista che, nel genere fantasy, ogni tanto lascia il
posto a numerosi voli pindarici. Il dato reale è molto forte, sottolineato
dall’utilizzo, nei dialoghi, di espressioni a volte parecchio colorite che rinfocolano
il tono moderno dell’opera. Non a caso Brevini nella sua pubblicazione La letteratura degli italiani. Perché molti
la celebrano e pochi la amano ci ricorda che la vera letteratura italiana è
quella del dialetto, della libera espressione non soggetta alla mediazione di
una lingua che, nel XIX secolo, era percepita come imposizione da parte della
maggior parte degli scrittori. Giorgi
non scende a compromessi col dialetto ma distorce e abbassa vorticosamente il registro sull’incipit per “colpire” volutamente il
lettore e tenere viva la sua attenzione. Che dire, una sapiente retorica
propria dello stile di chi, con le parole, ci lavora. Non a caso Leonardo è
giornalista, ma sono fermamente convinto che non apostroferà mai nessuno, in uno
dei suoi articoli, con l’insulto “mangi di merda” o “butti i tuoi soldi per le
più grosse stronzate immaginabili”. Tal sorte non si applica purtroppo al protagonista
della short story che, invece, agli
albori della vicenda, vede vomitarsi addosso le peggiori cattiverie. Quello che
appare evidente è piuttosto un tentativo di venire a patti con uno stato
psichico paragonabile a quello della Trümmerliteratur
(letteratura delle macerie) della Germania del secondo dopoguerra: uno stato di
smarrimento, di mancanza di punti di riferimento, di attribuzione di colpe e
ricerca di spiegazioni razionali. Il terremoto non solo crea distruzione da un
punto di vista fisico e biologico ma anche psicologico e sociale, è una ligne de faille, un avvenimento
catastrofico che scinde la vita in un prima e un dopo. Non mancano infatti
continui riferimenti al concetto di sistematizzazione logica, rassicurante
antidoto contro un mondo che sembra mancare di razionalità. Destino o
casualità? Segno o caso? Un dilemma rimasto irrisolto da tempo. Preferisco però
lasciare inferire al lettore come questa dicotomia si applichi allo spirito dell'opera. La metafora del Wafer a
conclusione del racconto è parecchio esplicativa e rappresenta il déclic della “guarigione” del
protagonista che si converte alla filosofia del caso. Spesso la sociologia della letteratura si è interessata del
rapporto fra cibo e letteratura. I dolci sono oramai associati a un determinato
stato psicologico di sofferenza, chi non ha in mente la scena di una delusione
d’amore compensata con gli zuccheri contenuti in una vaschetta da 5kg di gelato
scofanata in solitudine davanti alla televisione guardando C’è posta per te? In questo caso il parallelismo non è per nulla
casuale, è solo sufficiente attribuirgli il significato metaforico di Sadia per
trovare la chiave di volta della vicenda. Ultimo ma non per importanza un
riferimento intertestuale che ho rintracciato in quest’opera con un testo della
letteratura francese contemporanea, Antigone
di Henri Bauchau, riscrittura del
mito greco dell’Antigone di Sofocle. Questo libro ci ricorda infatti che “C’est
lorsqu’on perd les points de repères que l’on se retrouve” (è quando si perdono
i punti di riferimento che ci si ritrova). Non a caso nel racconto si nasconde
un Edipo, al lettore di trovarlo.
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Il libro di Henry Bauchau citato nella parte finale della recensione. |
10 agosto '19
Colgo inoltre l'occasione per ricordare che a breve uscirà il nuovo romanzo di Leonardo Giorgi. Stay tuned per rimanere al corrente degli sviluppi!
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