6/01/2015, Misano Adriatico
Scrive Maria Zambrano nel suo libro ''Il Pagliaccio e la Filosofia''
'' Il pagliaccio non incarna nessun personaggio, piuttosto lo crea; scende in pista coperto da una maschera per meglio impiegare la propria anima. [...] Il pagliaccio depone la maschera dell'uomo sociale e rispettabile per lasciare che l'anima giochi liberamente al cospetto del pubblico, nel cerchio che rappresenta il mondo.''
In questa massima si percepisce l'eco di uno dei concetti chiave alla base del pensiero Pirandelliano: la maschera, quella veste esteriore che l'individuo indossa nella società; una copertura, in altri termini, che nasconde le verità celate nella parte più profonda del nostro animo.
Ciononostante, la condizione Pirandelliana non riguarda il pagliaccio, che si serve della maschera per dare vita ad un personaggio fittizio, libero dalle convenzioni sociali, che tuttavia rappresenta. Il pagliaccio è il vero Istrione tanto cantato da Charles Aznavour che ci consegna una immagine di sé e con la quale gioca.
Queste sono le differenze delle due maschere: mentre la prima sancisce dei veri e propri rapporti di inautenticità (secondo Pirandello, gli uomini non si dimostrano mai come sono veramente) nel tentativo di dimostrarsi sociali e rispettabili, la seconda è usata come strumento per disfarsi di questa immagine e, al contrario, mostra un uomo agonizzante, in tutto il suo patetismo, che tenta inutilmente di aderire a delle inconsistenti convenzioni sociali, nel tentativo di attribuirsi una identità.
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