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lunedì 5 agosto 2019

Recensione - "Oltre le Nuvole" di Marco Rubboli

La Liminalità delle nuvole

Rubboli, M. (2019). ‘U Sfinciuni. Oltre le Nuvole. Ravenna: Sensoinverso Edizioni, “Collana Extra” LINK PER L'ACQUISTO


L'album di Fabrizio de' André "Le nuvole" (1990)
Non capita spesso di leggere storie fantasy così tanto intrise di poeticità come quella di Marco Rubboli intitolata Oltre le nuvole. Le nuvole sono forse un tema che si addice di più ai poeti, basti pensare ai cantautori che si sono interessati alle vaporose e noncuranti navi bianche che svolazzano in cielo e ogni tanto si reificano in qualche album come Le Nuvole di Fabrizio De’ André. Ma qual è la vera funzione di questi giganti di zucchero filato? Forse non ci è dato saperlo, ci basta però notare che spesso le nuvole filtrano i raggi del sole dando vita a meravigliose colorazioni del cielo, soprattutto all’imbrunire. Il parallelismo non è casuale poiché in tutta la short story è presente una minuziosa attenzione al colore, una sorta di cromatismo capace di rinforzare l’impressione di un reale narrativo “fittizio” che, forse, ogni scritto fantasy dovrebbe avere. Vi è tuttavia un ulteriore elemento caratterizzante nella vicenda, diametralmente opposto (o forse no) a quello nelle nuvole: la pietra. In genere la letteratura, così come la filosofia, ci restituisce un’immagine dei massi abbastanza negativa o ingombrante (si pensi al Mythe de Sisyphe di Albert Camus) che cozza brutalmente con quella proposta da Marco Rubboli, la quale sembra diventare sempre più parte del protagonista e proteggerlo dai mali e dai pericoli sul suo cammino. C’è un momento molto bello nel quale le due istanze del protagonista e della pietra si sovrappongono, creando una sorta di sincretismo che li porta alla salvezza, questa di colore azzurro, naturalmente, in virtù dell’accentuata attenzione alle sfumature. È proprio questo il momento in cui si fa viva la liminalità delle nuvole, dopo la resilienza del protagonista e il suo slancio verso l’azzurro della salvezza. Franco La Cecla, nel suo libro Il Malinteso: antropologia dell’incontro, considera il malinteso come un territorio di confine, liminale per l’appunto, nel quale le identità delle persone si incontrano tra loro. Anche in questo caso parliamo di un territorio al confine, nel quale due istanze si scontrano, ma preferisco lasciare al lettore inferire quali queste siano. Concludendo, quello che emerge da una lettura del testo è una grandissima attenzione al dettaglio, alle parole, e alle nuances. Si tratta di un bellissimo testo, di matrice impressionistica che assomma in sé resilienza, liminalità e aspetti cromatici che rinforzano l’impressione del reale che ogni tanto si perde nella narrativa fantasy. Il finale scioglie con un colpo di scena la tensione creata a partire dalle prime righe. Un vero e proprio viaggio. Dove, però, si scopre solo negli ultimi sospiri della narrazione.


Altri romanzi dell'autore: Rubboli, M. (2018). Per la corona d'acciaio, Roma: Watson Edizioni, "True Fantasy". LINK PER L'ACQUISTO


03 agosto ’19

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