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venerdì 21 ottobre 2016

Gigliola Cinquetti - L'Italia degli anni '60 e la canzone popolare

Gigliola Cinquetti, emblema della canzone degli anni '60, può essere considerata una delle personalità più importanti del panorama musicale italiano del XX secolo. In questa figura possiamo riconoscere alcune delle caratteristiche peculiari di quest'artista che, con la sua arte, si è imposta a livello non solo Italiano ma anche Europeo.

La Cinquetti è un'artista molto conosciuta anche in Francia, molti la ricordano e la invitano a programmi televisivi delle maggiori reti Francesi (è infatti apparsa nel 2008 a Les Années Bonheurs, format Francese del nostro I Migliori Anni) e, in più, sono molti i singoli e le traduzioni delle sue canzoni che l'artista ha inciso per il mercato Francese. La Cinquetti è stata la prima, assieme a Domenico Modugno, a dare un carattere internazionale alla musica italiana, e a portarla in giro per il mondo; grande merito questo per una ragazza che ha vinto Sanremo ad appena 16 anni. 

Prima caratteristica da notare è che gran parte della produzione discografica di Gigliola non presenti alcun impegno né sociale né politico (ad eccezione di Bella Ciao, cantata in occasione del concerto Live in Tokyo del 1974); ciò crea una sorta di "universo parallelo", libero dalle angoscianti responsabilità politiche molto forti negli anni '60. Le sue canzoni sono il luogo in cui rifugiarsi, senza pensieri, dopo una dura giornata di lavoro o di studio. La canzone di Gigliola Non Ho l'Età (forse la più famosa) esprime al meglio uno dei valori fondamentali ai quali accennavo prima: lo spirito pudico e discreto della generazione degli anni '60; ma ciò che ha fatto la fortuna di Gigliola è stato il fatto di aver trattato l'argomento senza farlo apparire distante dalle persone né, tantomeno, utopizzarlo. 


L'altro suo successo arriva nel 1969 con La Pioggia, brano che portò a Sanremo e che le valse il 6° posto. Alcuni caratteri fondamentali che possiamo riconoscere in questa canzone sono il ritmo incalzante e facile da ricordare, così come il testo semplice e spensierato. Non c'è molto da dire su questa canzone, se non che fu tradotta in 17 lingue diverse e fu esportata in quasi tutti i paesi del mondo. A tal proposito, è proprio a Gigliola che è inoltre da riconoscere il merito di aver diffuso innumerevoli cover in territorio Italiano, tra le quali è necessario ricordare la celebre Quelli Erano i Giorni (Those were the days di Mary Hopkins nella sua versione originale). Questa canzone fu ripresa anche dalla stessa Dalida che ne diede un'interpretazione più struggente ma, sfortunatamente, rimasta molto nell'ombra. Coincidenze? In virtù di quello che ho affermato poc'anzi non credo proprio...

E ancora, non dobbiamo dimenticare che il suo 33 giri fu il primo a superare, nel mercato italiano, il milione di copie vendute. Cosa ha reso questo LP così popolare? Beh, semplice, la sua vicinanza al mondo contadino e alla canzone popolare, la sua vicinanza alla realtà di tutti i giorni. È da ascrivere in questo disco una tra le melodie più famose: Sciur Padrun Da Li Beli Braghi Bianchi che venne, successivamente, pubblicata anche in formato autonomo in un 45giri.

Concludendo: Perché Gigliola ha avuto cosi tanta fortuna nel mercato discografico? Credo che la mia tesi si sia già delineata a partire dall'inizio dell'articolo: Gigliola Cinquetti ha saputo, con le sue canzoni, avvicinarsi al mondo popolare, descriverlo in ogni suo aspetto, e riconferirgli quell'orgoglio proprio dei veri lavoratori. In virtù di ciò il suo impegno politico è totalmente assente ed offre, nella sua semplicità, una canzone spensierata, sbarazzina, leggera, ciò che ci vuole alla fine di una opprimente giornata di duro lavoro e di impegno politico.

sabato 16 aprile 2016

L'Italia dei Binari Dimenticati

Sant'Arcangelo Di Romagna, 16 Aprile 2016

Adesso è tutto abbandonato. Di più, è tutto senza speranza. E’ una rovina che nessuno vuole. A un tratto lo squillo della campanella rompe un silenzio assurdo. Un’altra campanella, più lenta e lontana, ferma le auto al passaggio a livello. Si annuncia imminente l’arrivo del treno. Ma niente viaggiatori, nessuno che scende, nessuno che sale. Il capotreno col fazzoletto verde nella mano destra e il chiavistello nella sinistra guarda indietro, poi avanti, fa cenno al macchinista e il convoglio riparte quasi scusandosi di essersi fermato in una stazione fantasma

À présent tout est abandonné, sans espoir, une ruine dont personne ne veut. Soudain la sonnerie de la cloche rompt un silence absurde. Une autre cloche, plus lente et éloignée, stoppe les voitures au passage à niveau. Elle annonce l’arrivée imminente du train. Par contre, il n’y a pas de voyageurs, personne ne descend ni ne monte. Le chef du train, mouchoir vert à la main droite et verrou à la main gauche, regarde en arrière puis en avant et indique au conducteur de repartir. Le train reprend sa marche timidement, s’excusant presque de s’être arrêté dans une gare fantôme.

(A.Marcarini, M. Bottini, Ferrovie delle Meraviglie - L’Italia dei Binari Dimenticati, Ediciclo,  2012)

venerdì 1 aprile 2016

Il Treno Nella Letteratura Europea

Misano Adriatico, 1 Aprile 2016

Mi sono semprre chiesto quale fosse stata l'importanza del treno nella letteratura italiana e europea. Per trovare risposta a questa mia domanda ho pensato di pubblicare un piccolo estratto dal libro Treni di Carta di Remo Ceserani, nel tentativo di scoprire qualcosa di più interessante; è emerso questo:

Remo Ceserani, Treni di carta - L'immaginario in
Ferrovia; l'irruzione del treno nella letteratura moderna
Il dato di cui dispongo è quello di una presenza complessiva assai rara del tema del treno nella letteratura italiana dell’Ottocento, a fronte di una forte presenza delle ferrovie nel paesaggio economico-sociale del paese. Anche gli studiosi Tedeschi lamentano una scarsa presenza di tutta la tematica industriale nella loro poesia dell’Ottocento e la considerano il segno di un pericoloso distacco dell’arte dalla realtà, dovuto alla tendenza degli intellettuali e dei poeti a cercar rifugio in un paesaggio idilliaco, nostalgico, passatista; evidentemente queste caratteristiche e queste tendenze sono nella letteratura italiana dell’Ottocento ancora più forti. In secondo luogo [il mezzo di trasporto del treno] produsse una nuova figura, quella del seccatore appassionato di ferrovie. [...] Ma a cosa serviva il progresso scientifico senza un progresso morale? le ferrovie consentivano semplicemente alla gente di andare in giro, incontrarsi, ed essere stupidi insieme.

Les données dont je dispose sont celles d’une présence dans l’ensemble très rare du train au sein de la littérature italienne du XIXe siècle face à un très fort développement des chemins de fer dans le panorama socio-économique d’Italie. À ce propos, les experts du monde ferroviaire allemand se plaignent d’une faible existence de toute thématique industrielle dans leur littérature du XIXe siècle, et considèrent le signe d’un détachement d’art dangereux de la réalité en raison de la tendance des intellectuels et des poètes à se réfugier dans un monde idyllique, nostalgique et passéiste; de toute évidence ces caractéristiques sont encore plus fortes dans la littérature italienne du XIXe siècle. Par ailleurs, le monde actuel des trains a créé une nouvelle figure celle de l’importun des chemins de fer. Mais qu’est-ce que le progrès scientifique en l’absence de progrès moral? Les chemins de fer permettaient seulement aux gens de se balader, de se rencontrer et d’être tous ensemble stupides en même temps.

(R.Ceserani, Treni di Carta - L’immaginario in ferrovia: l’irruzione del treno nella letteratura moderna, Bollati Boringhieri, Torino, 2002, p.13; 35)

sabato 23 gennaio 2016

G.Valente - Estate (2016)

In Memoriam


cicale impazzite

respiri d'inferno
in questo deserto un solo grido
Muto
dei gelido venti che furono

I diavoli roventi esalano

un ultimo torrido sospiro

giovedì 14 gennaio 2016

Il Disastro delle Ferrovie e del popolo Italiano

Misano Adriatico, 14/01/2016

Scrive Christian Wolmar nel suo libro "Sangue, Ferro e Oro; Come le Ferrovie hanno cambiato il Mondo" (EDT, 2009, Londra):



- Nulla è più direttamente connesso [...] alla prosperità e al benessere di un paese quanto i mezzi e il modo in cui viaggiano i suoi abitanti. - (pag.97)


Un Minuetto
Non siamo forse noi italiani i primi ad essere sempre in ritardo, a dover sempre complicare le cose, ad essere tormentati da strane regole e prescrizioni che rendono tutto più difficoltoso del normale? Non siamo forse noi i primi ad essere disorganizzati? Non siamo forse noi quelli che tentano di fare le cose alla buona? Non siamo per forse noi lo Stato che non ha altro scopo se non quello di favorire un esborso sempre crescente di denaro e di soffocare ogni ambito della vita con una burocrazia lenta, macchinosa e complicata?

I tratti di un popolo si riflettono anche nelle grandi opere di ingegneria e meccanica che quest'ultimo fa, prima fra tutte la ferrovia. È impossibile pretendere da un popolo disorganizzato un "chemin de fer" efficiente; è necessario prima di tutto cambiare se stessi, solo da ciò possono nascere servizi più efficienti.

mercoledì 6 gennaio 2016

La Maschera di Pirandello e quella del Pagliaccio

6/01/2015, Misano Adriatico 


Scrive Maria Zambrano nel suo libro ''Il Pagliaccio e la Filosofia''


'' Il pagliaccio non incarna nessun personaggio, piuttosto lo crea; scende in pista coperto da una maschera per meglio impiegare la propria anima. [...] Il pagliaccio depone la maschera dell'uomo sociale e rispettabile per lasciare che l'anima giochi liberamente al cospetto del pubblico, nel cerchio che rappresenta il mondo.''

In questa massima si percepisce l'eco di uno dei concetti chiave alla base del pensiero Pirandelliano: la maschera, quella veste esteriore che l'individuo indossa nella società; una copertura, in altri termini, che nasconde le verità celate nella parte più profonda del nostro animo. 

Ciononostante, la condizione Pirandelliana non riguarda il pagliaccio, che si serve della maschera per dare vita ad un personaggio fittizio, libero dalle convenzioni sociali, che tuttavia rappresenta. Il pagliaccio è il vero Istrione tanto cantato da Charles Aznavour che ci consegna una immagine di sé e con la quale gioca.

Queste sono le differenze delle due maschere: mentre la prima sancisce dei veri e propri rapporti di inautenticità (secondo Pirandello, gli uomini non si dimostrano mai come sono veramente) nel tentativo di dimostrarsi sociali e rispettabili, la seconda è usata come strumento per disfarsi di questa immagine e, al contrario, mostra un uomo agonizzante, in tutto il suo patetismo, che tenta inutilmente di aderire a delle inconsistenti convenzioni sociali, nel tentativo di attribuirsi una identità. 

Friedrich Dürrenmatt: La Visita della Vecchia Signora (1955) - Un'interpretazione

Umanesimo e Cinismo  Cenni sull'opera In quel mare di testi da studiare, leggere e sottolineare si cela spesso un libro che ci cambia la...